Diario del Tour dei Gemellaggi

DIARIO TOUR A ROCCELLA JONICA (a cura dei partecipanti di Arco(TN)

Il viaggio per Roccella Ionica è lungo, non finisce più: i chilometri sono poco più di 300, ma
le strade non proprio scorrevoli.
Arrivati all’hotel Kennedy, molto super, troviamo già molti “gemellati” ad attenderci: Arco
oltre che con Roccella Ionica è gemellata con Beloeil in Belgio con la tedesca Bogen, con la
francese Crosne e con Rymarov nella Rep. Ceka. La cena a buffet nell’albergo offre di
tutto e di più, i camerieri continuano a portare nuove pietanze e, come un banchetto nuziale
si conclude verso mezzanotte con la torta e lo spumante.


19 giugno: Roccella Ionica- Cascate S. Nicola di Caulonia
Dalla nostra stanza la vista spazia sul giardino e piscina dell’albergo e più oltre verso il Mar
Ionio; siamo al primo piano, il cactus arriva al nostro balcone, incredibile la forza della
natura. Rita e io ci svegliamo presto e con Eulalia camminiamo per un’oretta lungo il mare, su
una spiaggia completamente deserta; che differenza delle spiagge romagnole con baretti e
caffè aperti già all’alba! Ma lassù la stagione turistica apre già a Pasqua. Poco dopo le 9
tutti in pullman alla volta di S. Nicola di Caulonia nell’entroterra; dopo 20 minuti,
scendiamo e a piedi camminiamo lungo il fiume Allaro, costeggiando ripidi pendii coperti da
fichi d’India, agave e altri bassi cespugli. La meta sono le cascate della fiumara di Allaro,
un’ampia area attrezzata a pic-nic, fornita di panche e tavoli posizionati all’ombra di alberi
secolari, accanto alla cascata, sedie a sdraio con ombrelloni lungo la riva e ovviamente dei
barbecue in muratura. Il luogo è deserto, siamo solo noi, un centinaio a movimentarlo: chi a
cucinare salsicce un po’ piccanti e braciole, chi sullo sdraio al sole, i più temerari a fare il
bagno nell’acqua gelida del fiume o a lasciarsi trascinare per qualche metro dalle sue acque
impetuose, chi a fare brevi passeggiate nei dintorni, brevi perché non ci sono sentieri, chi a
chiacchierare: un vero relax, allietato dal fresco delle cascate e dal profumino che si leva
dai barbecue! Verso le una ci chiamano: il pranzo è pronto! In fila ci avviciniamo,
attendiamo che ci riempiano il piatto di carne grigliata e di verdura e cerchiamo un posto a
sedere. Una prelibatezza! A fine pasto anguria, arance, prugne. Dopo pranzo, cullati dalle
melodie delle scroscianti cascate ci lasciamo andare alle pennichelle, chi al sole, molti sotto
l’ombrellone.
Lasciamo questo angolo di paradiso alle cinque circa.
Doccia e alle 7.30 pronti per andare alla pizzeria “Undamaris” nel centro. Ci
fermiamo in uno slargo del lungomare sotto una palma centenaria ad ammirare le sfumature
rosso/rosa/viola del mare al tramonto. Dall’altra parte la cittadina è dominata dal profilo
del palazzo feudale dei principi Caraffa e della Torre di Pizzofalcone, che si ergono su uno
sperone roccioso, ancora più suggestivi se fotografati in controluce, mentre il sole
tramonta. Un magico momento! Durante la cena siamo intrattenuti con la musica della
tarantella; i suonatori sono veramente bravi, ma il migliore è un ragazzino che suona la
fisarmonica con serietà e concentrazione. Lasciamo il locale verso mezzanotte.
20 giugno: Roccella Ionica

Dopo colazione ci incamminiamo a piedi lungo la spiaggia, il programma prevede sole e mare:
il lido Gabbiano dista circa due km, ma il percorso è faticoso, vuoi per il sole già caldo, vuoi
per la sabbia (minuscoli sassolini) che ci fa sprofondare ad ogni passo. Il lido ci accoglie con
tutti gli ombrelloni verdi già aperti, prendiamo possesso di una sedia a sdraio e partiamo
alla scoperta della cittadina.
Roccella (7000 ab. circa) si trova sulla costa dei Gelsomini e sorge sull’antica città della
Magna Grecia di Amfissa (Amphisa), quindi, per il fatto di essere sorta su uno sperone
rocciosa fece acquisire al primo nucleo del borgo il nome evocativo di Aracella sino a
giungere all’attuale Roccella. Peccato non poter visitare il palazzo dei principi Caraffa,
chiuso per restauro. Ci inoltriamo nella parte bassa della città; nella piazza S. Vittorio, il
salotto della città, si ergono due gigantesche colonne monolitiche, databili ad età romana,
rinvenute sulla spiaggia in buone condizioni, probabilmente destinate alla costruzione di un
tempio. Un mistero non ancora risolto. Entriamo nella vicina chiesa di San Nicola, dove si
trovano molte statue di Santi a grandezza naturale. Dopo un buon caffè in una pasticceria,
percorriamo le vie e viuzze dell’antico centro medievale sviluppatesi sotto la rocca,
costellato da palazzi nobiliari, da edifici più moderni e chiese. Attraversiamo il mercato,
non offre molto, fa caldo, per cui non vediamo l’ora di tuffarci nell’acqua cristallina per un
bagno rinfrescante.
Il pranzo è a buffet sulla terrazza del lido: insalata di riso, tartine, frittelle e polpette di
verdura, salumi e formaggi accompagnati con delle squisite salsine al bergamotto e
all’arancia: sono state preparate dalla signora Antonella che oltre alle salsine e alle originali
decorazioni floreali del locale, si diletta a preparare saponi, marmellate, liquori con i locali
prodotti della natura. Verso le 17 ci accompagnano al Porto delle Grazie, dove ci attendono
un luogotenente della guardia costiera, il comandante della Capitaneria e dei pescatori, che
ci forniscono delle informazioni sulla città e sul suo mare, prontamente tradotte per i
“gemellati” francesi, tedeschi e cechi. Ci dicono che il paese ha oltre otto km di mare
dall’acqua limpida e pulita, tutt0 balneabile e una spiaggia con sabbia bianca e fine, spiagge
libere e attrezzate con una quindicina di stabilimenti; a fianco ci sono ben quattro km di
lungomare per pedoni e bici, fiancheggiato da siepi di oleandri, intercalate da palme,
piantate da poco e da gelsomini dal profumo intenso. Il porto turistico può ospitare molte
barche di varie dimensioni. Da molti anni Roccella è Bandiera blu per la qualità del mare,
delle spiagge e per l’attenzione verso l’ambiente; inoltre ha ottenuto riconoscimenti come le
Cinque Ancore d’Oro per l’assistenza a chi arriva dal mare: assistenza via radio, telefonica
24h, ufficio di accoglienza, cantiere nautico e rimessaggio, recupero olii esausti e batterie,
raccolta rifiuti differenziata, noleggio bici e auto e molti altri. È anche una zona di sbarchi
per lo più di stranieri che arrivano dall’est, Pakistan, India … Ci parla poi della pesca “alla
sciabaca”, a strascico che costituisce un sostentamento per molte famiglie e che per
praticarla hanno dovuto ottenere un’autorizzazione dal ministero in quanto è permessa solo
a 50 miglia dalla costa: una barca al largo cala la rete a semicerchio con la concavità rivolta
alla spiaggia, a terra i pescatori tirano con aggeggi speciali i due capi della rete. Ed è qui
che noi entriamo in azione, aiutando i pescatori a tirare le corde alle due estremità delle
reti, finché il “cerchio” si stringe attorno al pescato; più che una fatica è stato un
divertimento. Non so se la pesca è stata proficua, si trattava di pochi sauri, piccoli cefali e
aguglie.

Ceniamo nella pineta accanto alla spiaggia a base di pesce fritto (portato dal nostro
albergo) e bruschette. Davvero un’esperienza interessante e piacevole.
21 giugno: Roccella Ionica-Candidoni
Alle 9 si parte con due pullman, siamo più di cento tra i rappresentanti dei Paesi gemellati e
ovviamente un ingente seguito di roccellesi; la meta è Candidoni, all’interno del Paese verso
Reggio Calabria, quindi dal mar Ionio al mar Tirreno. Percorriamo un’autostrada costruita
negli anni ’90: in un’oretta di marcia percorriamo 55 km. Lasciata la costa, ci inoltriamo
nell’Appennino Calabrese: dal finestrino si profilano a perdita d’occhio boschi di castagni,
lecci, faggi, ricchi di sottobosco e funghi e, verso Candidoni uliveti e piantagioni di agrumi,
bergamotto in particolare. Ci accolgono con un buon caffè, anche il pavone ci dà il
benvenuto facendo una magnifica coda. Alle 11 inizia il tour della fattoria insieme a Mara,
una graziosa dipendente che troveremo poi in sala da pranzo e anche allo spaccio. La
Fattoria della Piana (nella piana di Gioia Tauro) è una delle più grandi aziende cooperativa
(260 ettari di terreno) di allevatori e produttori di latte e derivati del Sud Italia, creata
dal signor Carmelo Basile che conosceremo durante il pranzo. Ha realizzato un’azienda
ecosostenibile sui principi di un’economia circolare, che non solo permette di proteggere
l’ambiente, ma anche di risparmiare sui costi di produzione e gestione della fattoria. I
terreni vengono coltivati per la produzione di fieno, granoturco, sorgo, ma anche di frutta,
clementine in particolare; i foraggi vengono utilizzati per la nutrizione degli animali,
somministrati in razioni equilibrate e studiate per ottimizzare la qualità del latte prodotto.
Il concime biologico restituisce al terreno tutti gli elementi nutritivi necessari ad ottenere
una produzione di qualità. Il letame e gli scarti alimentari, come frutta proveniente da
mercati ortofruttifero, vengono stipati in appositi serbatoi e attraverso un processo di
fermentazione si ottiene biogas, un combustibile rinnovabile utilizzato per produrre
energia elettrica e termica. L’energia prodotta, dice la guida è maggiore di quella
necessaria per il funzionamento dell’azienda. C’è anche un impianto fotovoltaico che
alimenta l’intera fattoria.
Gli spazi per i bovini sono ampi: ci sono spazi dove le mucche mangiano, altri dove dormono e
altri ancora dove possono uscire; le mucche, quando sentono il bisogno di “alleggerirsi”
entrano in una specie di recinto e hanno a disposizione la “mungitrice fai da te”, ci sono
anche spazzole circolari per pulirsi o per farsi grattare. Vediamo il reparto dei vitellini,
che, poverini, appena nati vengono staccati dalla loro mamma, affinché non soffrano di
nostalgia; qui ci sono anche dei veterinari perché nascono uno o due vitellini al giorno: i
maschietti e i bovini anziani vengono venduti ai contadini, in quanto, ribadisce Mara, alla
Piana non si produce carne, ma solo latticini che vengono venduti in Italia e anche all’estero.
Pranziamo tutti insieme in un’immensa sala da pranzo, ex stalla con i prodotti locali,
veramente squisiti. Qualche acquisto nello spaccio e via… a Roccella.
La “Cena di congedo” è stata organizzata nel “Ranch Sound”, dalla parte opposta della città
rispetto al nostro hotel. Le tavolate di otto persone sono divise per nazione di provenienza,
Arco ne occupa ben quattro, infatti siamo in 38. Sono presenti anche le autorità locali e il
complesso “Jokers 70” che ci allieta con canzoni anni 70. Nell’attesa ci intratteniamo in un
prato, dove spiccano i meravigliosi fiori della sterlizia/uccello del paradiso. Il buffet è
posto su tre lati della sala: una nave con il ghiaccio offre pesce crudo, accanto un carretto

con i salumi. Le ricotte di primo sale vengono posizionate da camerieri in appositi cestini di
vimini e verso il prato è posizionata una lunga tavolata con ogni ben di Dio: bruschette,
verdura, tra cui melanzane cucinate in più modi, carne tra cui quella di capra. Nel frattempo
i camerieri ci portano salsicette, pesce fritto e pastasciutta. Molte pietanze rimangono
intatte, che spreco! La cena si conclude con il sorbetto. Ogni gruppo presenta poi una
canzone o poesie o giochi; noi ricantiamo l’“Inno al Trentino”, dopodiché i presidenti delle
varie delegazioni vengono invitati da Pietro, il rappresentante di Roccella, a salire sul palco
per i saluti ufficiali e scambio di doni. Arco offre la carne salata e riceve una copia di
un’incisione realizzata da un artista locale. Lasciamo il ranch dopo mezzanotte, senza aver
potuto gustare la torta che abbiamo visto solo in foto.
22 giugno: Roccella Ionica-Lamezia-Bergamo-Arco/Trento
Mattinata da inventare: innanzitutto ci tocca preparare le valigie, alle 10 dobbiamo lasciare
la stanza. Con Eulalia vado poi nel centro città lungo il mare; Rita e Sandra insieme a molti
altri, rimangono nella spiaggia privata dell’hotel. Un distinto professore, molto gentilmente
ci offre un passaggio in macchina per il ritorno. Pranziamo alle 13 in albergo e subito dopo in
autobus andiamo a Lamezia Terme, assieme agli amici belgi. Lunga attesa in un aeroporto,
piuttosto piccolo affollato e poco confortevole. Decolliamo alle 7.30, a Trento arriviamo
dopo mezzanotte.
È stato un viaggio organizzato molto bene, dagli orari, alle guide sempre pronte, dagli
alloggi, ai ristoranti…. e in particolare all’allegra compagnia degli arcensi.
Cosa dire ancora?
Auguro a questa gente che “crede di essere in un paese un po’ speciale, un paese dove vale
la pena di passare una vacanza o un weekend” che con il turismo si aprano nuove prospettive
di sviluppo, grazie alle bellezze naturali e paesaggistiche di questo territorio e grazie alla
cordialità, alla disponibilità e all’entusiasmo dei suoi abitanti. Roccella Ionica crede nel
proprio territorio e investe valorizzandolo, riuscendo a concretizzare e a coinvolgere tutta
la popolazione.

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